In Siria, una guerra a due linee: O “Donne, vita, libertà” o “Uomini, Stato, violenza”.
Scritto dall’Accademia di Jineolojî in Rojava l’8 dicembre 2024, subito dopo l’inizio del conflitto in Siria
– UN’ANALISI –
L’ostilità contro le donne della Turchia e delle sue bande, mostra che la guerra in Siria si posiziona essenzialmente sul conflitto tra due linee. Il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan aveva previsto per il XXI secolo: “O socialismo o barbarie”. Possiamo interpretarlo come: “Jin, Jiyan, Azadî” (Donna, Vita, Libertà) o “Uomini, Stato, Violenza”.
Le forze egemoniche hanno usato la Terza Guerra Mondiale in corso, il cui centro è il Medio Oriente, per mettere in atto un nuovo piano in Siria a partire dal 27 novembre. Secondo le informazioni fornite da fonti locali, è dall’estate del 2024 che le bande jihadiste, nei loro campi di addestramento a Idlib e Rehyanli, hanno presentato una nuova versione del loro corso di addestramento: “addestrare ed equipaggiare”; per poi rilasciare i loro apprendisti sul campo in Siria.
Gli eventi che si stanno svolgendo negli ultimi giorni del 2024 ad una velocità impressionante, indicano come proseguerà l’anno 2025. Naturalmente, all’interno di questo piano, ogni potenza egemonica ha un suo nuovo piano. Le forze democratiche in Siria e in Medio Oriente sono in grado di proteggere il loro popolo, le donne, le loro culture, la loro natura e il loro futuro da questi piani, indipendentemente da come si svilupperà la situazione? Risponderemo a questa domanda a tempo debito, ma ora guardiamo alle aspirazioni delle potenze egemoniche che cercano di conquistare non solo la nostra terra, ma anche i nostri cuori e le nostre menti.
Di chi è questa guerra?
Chi è il cervello dietro questo esercito di uomini, che noi donne conosciamo bene? Chi li mette in moto e cosa vogliono? Gli Stati egemonici patriarcali che tutti conoscono e di cui parlano nominandoli, cento anni dopo la prima guerra mondiale, stanno di nuovo cercando di dividere il Medio Oriente. Questa guerra è iniziata nel 2011 con l’inizio della guerra civile siriana. Il livello del conflitto e i metodi di guerra sono cambiati a causa delle guerre per procura e delle forze paramilitari inviate a combattere.
Ogni volta che hanno fallito, hanno cambiato nome e vestiti.
Dal giorno dell’inizio della guerra a oggi, i crimini dell’ISIS, creati dai Paesi imperialisti e portati nella nostra regione, sono stati commessi sotto gli occhi di tutto il mondo. Al Qaeda si è evoluta in Al Nusra e successivamente in Hayet Tahrir Al Sham (HTŞ) e ISIS. Dopo essere stati sconfitti dell’YPJ/YPG, i resti dell’ISIS e dell’HTS si sono arresi alla Turchia, loro partner, e si sono uniti a bande che possiedono la loro stessa mentalità. Ogni volta che hanno fallito, hanno cambiato nome e vestiti. L’Esercito siriano libero (FSA), affiliato alla Turchia, è stato “addestrato ed equipaggiato” dalle forze egemoniche e poi inviato nella regione con il suo altro nome, Esercito nazionale siriano (SNA). Contiene circa trenta bande jihadiste diverse.
È sul corpo delle donne che si combatte questa guerra.
Ovunque queste bande abbiano invaso, hanno mosso guerra al corpo delle donne e hanno tentato di conquistare l’area. In questo Paese, dove la guerra è ancora in corso, è impossibile denunciare i crimini contro le donne con dati o statistiche. Le Nazioni Unite hanno dichiarato, in un rapporto pubblicato nel 2018, che migliaia di donne e bambini sono stati violentati durante la guerra. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito, ha rivelato in un rapporto che da marzo 2018 hanno perso la vita 106.000 civili e 353.900 persone in totale. Le 56.900 persone disperse e presunte morte non sono incluse in questo numero.
Secondo questa agenzia, la morte di circa 100.000 persone non è stata documentata. Si stima che il 40% dei morti siano donne e bambini. La metà dei rifugiati siriani sono donne. È noto che le donne rifugiate nei Paesi della Turchia, del Libano e della Giordania sono costrette a prostituirsi e vendute in matrimoni a pagamento.
Loro sono diventati messaggeri di morte, le donne sono diventate guardiane della vita
In ogni città, distretto, paese e villaggio in cui queste bande hanno invaso, hanno lasciato dietro di sé persone decapitate, donne viste come bottino e vittime di stupri. Hanno devastato la natura. Hanno saccheggiato le case e nessuno ha detto loro di fermarsi. Solo le forze curde hanno combattuto e li hanno fermati. Da qui è nata la resistenza di tutti i gruppi di popolazione e delle donne contro queste bande. Con la forza dell’intelletto e dell’azione del paradigma democratico, ecologico e di liberazione delle donne del leader Abdullah Öcalan, con la cultura di resistenza quarantennale del PKK e con la linea trentennale del movimento per la libertà delle donne alle spalle, i curdi sono stati pronti ad affrontare queste forze a testa alta. Allo stesso tempo, con i loro successi in ogni fronte in cui hanno combattuto, hanno diffuso la voce che il Medio Oriente non ha bisogno di quelle forze, oscure e violente.
Mentre queste bande e i loro finanziatori hanno portato morte e massacri in ogni luogo che hanno raggiunto, il movimento di liberazione delle donne ha portato vita e libertà in ogni luogo che ha raggiunto. La filosofia di vita è stata coronata dalla Rivoluzione del Rojava e dalla Rivoluzione delle donne del Rojava. Passo dopo passo è cresciuta, dalla rappresentanza paritaria alla co-leadership, dall’autodifesa alla partecipazione all’Amministrazione autonoma, diventando un modello per le donne di tutto il mondo.
Nella guerra civile siriana, il popolo del Rojava non ha scelto né le potenze straniere né il regime antidemocratico siriano. Hanno optato per la terza via, basata sul paradigma dell’“autonomia democratica” e della “nazione democratica”, sviluppato dal leader del nostro movimento Abdullah Öcalan, imprigionato ed isolato, e hanno dato vita alla rivoluzione del Rojava nel 2012. Passo dopo passo, hanno espulso le forze del regime siriano dalle loro città e hanno dichiarato cantoni autoamministrati. Sono stati creati sistemi di autodifesa e di autogoverno. Le Forze di Difesa delle Donne (YPJ), ha annunciato la sua formazione il 4 aprile 2013. La rivoluzione del Rojava è diventata un modello alternativo in Medio Oriente e continua a svilupparsi. Con questa resistenza e con la consapevolezza della pari rappresentanza (sempre un uomo ed una donna nei vari ruoli di rappresentanza) e dell’autodifesa, il Rojava è diventato un esempio di convivenza e si è quindi assunto la responsabilità storica associata a questa visibilità, mentre il mondo intero guardava. Ha avuto un grande impatto sulla popolazione e soprattutto sulle donne. La farfalla della libertà è partita dal Rojava e ha lasciato il suo sigillo nel XXI secolo con la formula magica di “Jin Jiyan Azadi” nel Kurdistan orientale, facendo sì che questo slogan diventasse universale. Questa magia, sul cammino della libertà delle donne, portava con sé il significato e il simbolo che il XXI secolo sarebbe diventato il secolo delle donne. Dall’Indonesia all’India, dal Kenya all’Europa e ad Abya Yala (America Latina), questo è diventato il metodo e lo slogan della lotta popolare contro il colonialismo.
Esportazione di bande jihadiste contro il modello del Rojava
In opposizione al modello del Rojava, che è diventato una posizione visibile in Medio Oriente, sono state messe in moto le ideologie del fanatismo religioso, nazionaliste e sessiste della modernità capitalista. Lo Stato turco è emerso di propria iniziativa come rappresentante di queste ideologie. Ha coinvolto bande interne ed esterne per attuare politiche misogine, islamiste e razziste-fasciste in territorio siriano. L’esportazione di queste bande non è limitata alla Siria, ma anche alla Libia, al Sudan, alla Somalia ed a molte altre parti del mondo. Il suo obiettivo era quello di diffondere le sue politiche, che sono nemiche delle donne e dei popoli in ogni parte del mondo. Poiché non è il nostro argomento, non ci dilungheremo troppo, ma chi è interessato può documentarsi su dove sono stanziate le bande filo turche in Africa, e su come commettono crimini contro la popolazione. Tutti sanno che uno dei maggiori finanziatori e sostenitori della guerra civile siriana è lo Stato turco. Le relazioni petrolifere ed economiche con le bande jihadiste sono venute alla luce, così come i legami ideologici con queste bande sono dettagliati in molti documenti di organizzazioni internazionali.
Al Nusra, sconfitto dalle YPJ, torna sotto il nome di HTS
In questi giorni, con il processo iniziato con l’occupazione di Aleppo, molte parti, compresi i Paesi europei, hanno visto l’HTS, che è il nome attuale di Al Qaeda e Al Nusra, come il candidato “morbido” del governo siriano. I primi attacchi di questa organizzazione sono stati condotti a Serêkaniyê contro il Rojava e sono stati sconfitti dalle forze di autodifesa locali, tra cui le YPJ. L’ISIS è emerso e si è scatenato in Siria, con l’aiuto degli Stati imperialisti e delle forze egemoniche regionali. Nell’ottobre 2014 ha attaccato il cantone di Kobanê nel Rojava. Le YPJ si sono organizzate come forza di autodifesa e hanno preso il loro posto nella guerra per difendere Kobanê. Quando Kobanê è stata liberata, la prima bandiera issata è stata quella delle YPJ. Le YPJ, che comprendono migliaia di donne organizzate nell’autodifesa, hanno combattuto contro l’ISIS a Manbij, Tabqa, Raqqa e Deir ez-Zor e hanno svolto un ruolo importante nella liberazione di quelle città.
Ad Afrin è stata presa di mira la linea della libertà delle donne
Il 20 gennaio 2018, lo Stato turco ha attaccato il cantone di Afrin con l’approvazione delle potenze egemoniche. Il rapporto dello Stato turco con le forze paramilitari utilizzate in Siria, si è fatto chiaro con l’occiupazione di Afrin. Circa 25 bande dell’ISIS sono state coinvolte negli attacchi, sotto il nome di Esercito Siriano Libero. Il mondo intero ha assistito a questo brutale attacco di Stato contro una piccola città. Afrin è stata occupata dallo Stato turco e dalle sue bande il 18 marzo. Come ovunque, anche ad Afrin i primi obiettivi degli invasori sono state le donne. Il filmato delle torture sul corpo di Barîn Kobanê, combattente delle YPJ, è stato diffuso dallo Stato turco e dalle sue bande affiliate. Da questo filmato è emerso chiaramente quanto sia grande la rabbia e l’odio dello Stato turco, e delle bande ad esso affiliate, nei confronti delle donne. Un numero imprecisato di ragazze sono state rapite ad Afrin. Le donne sono state violentate. Gli incidenti contro le donne aumentano ogni giorno che passa.
L’Organizzazione per i diritti umani di Efrin ha dichiarato che il 30% degli attacchi nella città sono contro le donne e ha riferito che molte di loro sono ragazze giovani. Il rapporto afferma che 500 donne sono state uccise in modi diversi e 60 sono state aggredite sessualmente. Secondo il rapporto, non si conosce il destino di migliaia di donne rapite dalla “polizia militare” dello Stato turco, alcune delle quali sono state rilasciate in cambio di un riscatto. Dopo l’occupazione della città, 500.000 persone, metà delle quali erano donne, hanno lasciato la città perché sapevano quanto fossero brutali le bande jihadiste filo turche e hanno continuato la loro vita nei campi profughi di Shehba e Til Rifat. I membri della banda di Sultan Murat, in particolare, hanno commesso molti atti brutali contro le donne curde ad Afrin. Nella città dove la demografia è stata cambiata, le donne e i curdi hanno preferito, con dolore, andarsene. Migliaia di donne hanno subito stupri, le donne non possono uscire senza il permesso degli uomini e i crimini commessi da queste bande si sono ampliati.
Gli assassini di Hevrin Khalef sono ad Aleppo
Il 9 ottobre 2019, lo Stato turco e le bande affiliate all’ISIS, compreso l’Esercito nazionale siriano (SNA), hanno lanciato un’offensiva di invasione contro le città del Rojava di Serêkaniyê e Girê Spî. Lo Stato turco e le sue bande hanno commesso crimini di guerra contro centinaia di donne. Ne vogliamo ricordari solo alcuni. L’obiettivo iniziale degli invasori sono state ancora una volta le donne. Il 12 ottobre, la co-presidente del Partito del Futuro Siriano, Hevrin Khalef, è stata vittima di un’imboscata nel suo veicolo e uccisa sulla strada M4. Queste bande hanno pubblicato i loro crimini sui social media. Nei rapporti delle Nazioni Unite è stato dimostrato che Hevrin Khalef è stata uccisa dalla banda Ahrar Sharkiye. Questa banda, appartenente allo Stato turco, si è unita oggi alla guerra ad Aleppo.
Il 26 ottobre, il corpo di Amara Rênas, combattente delle YPJ, è stata torturata e ripresa con video camera, da bande di mercenari affiliati allo Stato turco. I gruppi che hanno eseguito e registrato questa tortura l’hanno condivisa sui social media. Secondo i dati ricevuti dall’Organizzazione per i diritti umani della regione di Cizre, molte donne sono state rapite dai villaggi della regione di Girê Spî. Inoltre, alle donne è stato imposto il velo nero. A Serekaniyê, dove prima dell’occupazione convivevano pacificamente persone di diversi gruppi etnici e religiosi, 5 donne cecene, 50 arabe e 120 curde, tra il 2019 e il 2022, sono state rapite dalle bande dello Stato di occupazione turco, secondo quanto riportato dalle organizzazioni per i diritti umani.
Chi banchetta con i lupi piange con i pastori
In Siria, dove le vite umane sono ridotte a merce e scambiate a scopo di lucro senza alcun riguardo per l’umanità, alcune forze – che hanno partecipato attivamente a causare la guerra – pubblicano periodicamente rapporti che pretendono di essere in difesa dei diritti umani, presentando il bilancio del conflitto. Questi stessi poteri, che incarnano il proverbio “Chi banchetta con i lupi, piange con i pastori”, rivelano la loro ipocrisia pubblicando rapporti che denunciano come questa geografia sia stata trasformata in un inferno.
Il capo della Commissione d’inchiesta siriana dell’ONU, Paulo Seregio Pinheiro, in un’intervista rilasciata nel 2023, ha ammesso che lo Stato turco e le bande ad esso affiliate hanno preso di mira le aree curde e ha dichiarato: “Ad Afrin, Serêkaniyê e dintorni, l’Esercito Nazionale Siriano appartenente allo Stato turco prende in ostaggio le persone, commette atrocità e commette crimini di guerra, come torture e stupri contro la popolazione. Molte persone sono state uccise in attacchi aerei e di terra. Inoltre, nelle aree curde, i saccheggi, l’invasione delle case e lo sfollamento delle persone continuano senza sosta. Tutte le società di questi luoghi e le culture esistenti, sono sotto attacco. I siti del patrimonio UNESCO sono stati saccheggiati e distrutti con i bulldozer”.
In questa regione non possono fare facilmente quello che vogliono
Va detto chiaramente che i dati statistici cronologici che abbiamo riportato sopra sono la punta dell’iceberg, per mostrare chi combatte, e contro chi, oggi in Siria. Nonostante tutti gli attacchi dell’occupazione, gli sfollamenti, i cambiamenti demografici, gli stupri, gli omicidi, i rapimenti e l’imprigionamento delle donne, la rivoluzione del Rojava è rimasta in piedi. L’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale ha dimostrato che la trinità uomo-stato-violenza in Medio Oriente non è il nostro destino. Senza dubbio la lotta che si sta svolgendo nelle montagne del Kurdistan ha un grande legame con la linea di autodifesa dei popoli e delle donne, e fa parte della linea di resistenza che troviamo nell’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale. Lo Stato turco, e le forze che lo sostengono, hanno dovuto rendersi conto ancora una volta che non possono fare tutto quello che vogliono così facilmente in questa regione, soprattutto in Kurdistan.
Il 7 ottobre e la legittimazione della violenza
Esattamente in questo momento, tutte le forze statali patriarcali fasciste nel mondo stanno conducendo una nuova guerra per dividere la regione con la violenza illimitata della mentalità maschile dominante. Attraverso le mani dello Stato turco, custode dell’egemonia in Medio Oriente, stanno ancora una volta cercando di mantenere questa geografia inghiottita dalla violenza. In realtà, la scintilla che ha innescato questo processo è stato il conflitto Hamas-Israele del 7 ottobre, e da allora il calpestamento della dignità umana e l’uso illimitato della violenza sono stati sempre più legittimati. In breve, le forze dominanti in questa guerra si sono messe d’accordo, sostenendosi reciprocamente in modo occulto, con il messaggio implicito: “Non importa cosa fate alla gente e alle donne, nessuno vi riterrà responsabili”. Un altro aspetto di questo accordo è la crescita del patriarcato. Le forze del sistema, attraverso il loro coinvolgimento diretto nelle guerre per procura e l’uso di milizie di bande come intermediari, stanno esercitando una violenza senza limiti contro l’umanità, con l’obiettivo di coltivare il patriarcato e il dominio maschile al di sopra di tutti gli altri valori.
Le donne conoscono la verità di queste bande che si nascondono dietro la loro nuova immagine
È necessario comprendere il vero volto della guerra iniziata il 26 novembre 2024 contro Aleppo, proseguita con l’occupazione di Hama, Homs e che ha portato alla caduta del regime di Assad a Damasco. Le potenze egemoniche hanno rivitalizzato HTS e SNA dando loro una nuova immagine. Vogliono soffocare la regione della Rivoluzione del Rojava, che è sbocciata grazie alle lotte e agli sforzi delle donne, e trasformarla in un inferno. Un detto dice: “Nelle guerre, la verità viene uccisa per prima”.
Oggi, tra la polvere e il caos, sulle mappe c’è una corsa all’acquisizione di terre. Su quelle mappe, sugli schermi, i luoghi sono contrassegnati da un punto e vengono date istruzioni per la loro conquista. Milioni di persone vivono in questi luoghi, rappresentati semplicemente come punti su una mappa, e nella mente dell’uomo dominante non c’è alcuna preoccupazione per questi milioni di persone o per la situazione delle donne in quei luoghi. Nessuno si preoccupa della condizione dei milioni di persone che vivono in quei luoghi, soprattutto della situazione delle donne. Tutto ciò che conta è il bottino che gli attori esterni possono ottenere. La memoria più antica di questa terra, la malattia che l’ha afflitta per così tanto tempo, non fa che aumentare l’appetito imperiale.
Dall’inizio della guerra civile in Siria, questa immagine è diventata familiare. Ora si ripresenta come una rinascita di branchi di uomini in guerra la cui barba è stata tagliata un po’ di più. Ma per quanto si possa lavorare sull’immagine, tutte le persone che vivono in questa regione, soprattutto le donne, riconoscono per esperienza personale la misoginia nella mentalità di questi branchi di uomini, che si manifesta nell’ostilità verso le donne. Anche se si presentano con un’immagine di nuovo colore.
Passato e futuro si scontrano nel presente
In Siria e nel mondo, la Terza Guerra Mondiale in corso deve essere analizzata attraverso la lente della politica di guerra, dove, al di là degli aspetti economici e di interesse, la lotta più grande è tra due filosofie di vita opposte. A prescindere dagli sviluppi dal 2011, gli sforzi per tornare al punto di partenza persistono. Tuttavia, i progressi compiuti finora, mostrano chiaramente che nessun’altra forza nella regione si batte per il popolo e per le donne, a parte l’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale (AANES), le Forze democratiche siriane (SDF) e le Unità di protezione delle donne (YPJ). Tutti questi modelli organizzativi rappresentano un’incarnazione attuale della resistenza storica di migliaia di anni. La memoria sociale collettiva del passato e le aspirazioni per il futuro sono nel “presente” bloccate in un intenso conflitto.
Questa geografia, dove la cultura agricola delle donne di Til Khalaf si è scontrata migliaia di anni fa con la cultura patriarcale di Al Ubeyd, è diventata un campo di battaglia. È una geografia che era ed è contemporaneamente dedicata alla promozione di società egualitarie, ma che allo stesso tempo ha stabilito sistemi schiavistici. Comprendendo le lezioni del passato e gli eventi in corso oggi, abbiamo la possibilità di plasmare un futuro più luminoso.
“O il socialismo o la barbarie”
Il leader del popolo Abdullah Ocalan ha dichiarato: “Nel XXI secolo prevarrà la barbarie o il socialismo”. Possiamo interpretarlo nel senso: “O prevarrà Jin Jiyan Azadî (donna, vita, libertà) o Uomini, Stato, Violenza”. Le guerre egemoniche riguardano essenzialmente sempre il capitale e il potere, basati sulla mentalità di dominio dell’uomo dominante. Secondo questa mentalità, il denaro e il potere rappresentano l’oggetto principale della conoscenza, della parola e di ogni forma di volontà umana. I gruppi che rimangono fuori dal potere, come le società e le donne, sono oggetti che possono essere sfruttati in tutti i modi possibili. Lo sfollamento di milioni di persone dalle loro case e dalle loro terre, la separazione dalla loro socializzazione e dalla loro cultura, l’annullamento delle loro speranze e la dispersione in tutti gli angoli del mondo, tutto viene fatto con un intento deliberato. Gli individui e le comunità privati della fede, della speranza e della spiritualità diventano vulnerabili a tutte le forme di male. Oggi, la guerra in Siria rivela le tragedie che viviamo: gli sforzi per dissolvere la forza del tessuto sociale e cancellare la memoria storica. Attraverso questa guerra, si cerca di trasformare le persone in nemici di se stessi e di distruggere il futuro della società, attraverso la rabbia e la disperazione.
Con la consapevolezza che coloro che resistono sono coloro che creano veramente la storia, da oggi è chiaro che la via d’uscita da questa crisi è possibile con il paradigma democratico, ecologico e basato sulla libertà delle donne, i cui segnali stanno emergendo giorno dopo giorno.
Accademia Jineolojî
8 dicembre 2024